Matteo Sollini – La riforma delle riforme ovvero la controriforma delle Camere di commercio:
declino o metamorfosi di un ente?

Matteo Sollini – Dottore di ricerca in Diritto Pubblico e Docente a contratto di Diritto amministrativo, Università degli Studi di Parma – (matteo.sollini@unipr.it)

SOMMARIO

1. Le ragioni dell’indagine e l’approccio metodologico.
2. L’incidenza della «Riforma Madia» sull’assetto funzionale delle Camere di commercio. Un passo avanti e due indietro.
2.1 L’integrale ridefinizione delle funzioni e dei compiti degli enti camerali.
2.2 Una proposta di tipizzazione delle funzioni camerali: funzioni esercitate nell’interesse dei terzi e funzioni esercitate nell’interesse del sistema delle imprese.
2.3 Alcune criticità dell’ultima riforma: contrazioni e duplicazioni funzionali.
2.4 Inattualità della tesi che identifica nelle Camere di commercio gli enti esponenziali delle collettività economiche locali.
3. Analisi della configurazione legale delle Camere di commercio.
3.1 Le Camere di commercio come «enti dotati di autonomia funzionale».
3.2 Critica della tesi che concepisce l’autonomia funzionale quale espressione dell’autonomia del sistema delle imprese.
3.3 L’equivoco richiamo al principio di sussidiarietà ex art. 118 Cost., quale base per lo svolgimento delle funzioni camerali.
3.4 Critica alla teoria che ascrive le Camere di commercio alle formazioni sociali tutelate dall’art. 2 Cost.
3.5 L’estraneità delle Camere di commercio al circuito della sussidiarietà orizzontale.
4. Le Camere di commercio quali elementi costitutivi del «sistema dei poteri locali».
5. Le Camere di commercio come nodi di un sistema reticolare.
6. L’irrisolta questione della rappresentatività dei settori economici.
7. Alcune considerazioni conclusive. La riforma Madia come «controriforma» delle Camere di commercio.

Il presente scritto indaga la natura giuridica delle Camere di commercio, alla luce dell’ultima riforma della Legge n. 580/93. L’analisi muove dalle funzioni attribuite alle Camere, evidenziando come la maggioranza di dette funzioni sia collegata alla tutela di interessi pubblici estranei al Sistema delle imprese. Da tale premessa discendono due prime parziali conclusioni. La prima è che l’attribuzione di autonomia funzionale agli enti camerali esprime l’esigenza di rendere più efficace l’esercizio decentrato di funzioni pubbliche collegate ad interessi generali dello Stato. La seconda consiste nell’escludere la loro riconducibilità alle «formazioni sociali» ex art. 2 Cost., sottraendole al circuito della sussidiarietà orizzontale. Muovendo da tali assunti, le Camere risultano essere enti seriali, legati allo Stato da un solido vincolo di strumentalità funzionale.


This paper investigates the legal nature of Chambers of Commerce, in light of the latest reform of Law n. 580/93. The analysis starts from the functions attributed to the Chambers, highlighting how the majority of these functions are related to the protection of public interests outside the business system. From this premise, two first partial conclusions are drawn. The first is that the attribution of functional autonomy to chamber bodies is an expression of the need to make more effective the decentralized exercise of public functions connected to general interests of the State. The second excludes their traceability to the «social formations» of Article 2 of the Constitution, removing them from the circuit of horizontal subsidiarity. Based on these assumptions, the Chambers appear to be serial entities, linked to the State by a solid bond of functional instrumentality.

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