Sabrina Tranquilli – Le «zone economiche speciali» e la coesione territoriale:
indagine comparata nell’Unione Europea e analisi del tentativo italiano

Sabrina Tranquilli – Assegnista di ricerca in diritto amministrativo – Università degli Studi di Salerno – (stranquilli@unisa.it)

SOMMARIO

1. Premessa: il «doppio binario» della coesione territoriale. Impostazione metodologica, obiettivi, struttura e ragioni della ricerca.
2. Delimitazione del concetto di «zona economica speciale».
3. La differenza tra «zona economica speciale» e «zona franca doganale».
4. Le radici storiche delle zone economiche speciali e la loro evoluzione e diffusione globale.
5. Le principali questioni oggetto dell’indagine comparata: le esperienze, consolidate, di ZES nell’Unione Europea.
5.1. La zona economica speciale di Shannon in Irlanda. – 5.2. La zona economica speciale di Madeira, Portogallo («Centro Internacional de Negócios da Madeira»).
5.3. Le zone economiche speciali in Lettonia («Speciālajās Ekonomiskajās Zonās»).
5.4. Le zone economiche speciali in Polonia («Specjalne Strefy Ekonomiczne») e il superamento del modello ZES. 6. Le zone economiche speciali e le zone logistiche speciali in Italia.
6.1. La fase di attuazione prevista dalla normativa primaria e regolamentare.
6.2. La «speciale» e «specialissima» semplificazione amministrativa nelle ZES e ZLS.
6.3. Il regime doganale delle zone economiche e logistiche speciali.
7. Il controllo sugli incentivi concessi nelle ZES e il rischio di concorrenza (sleale) tra gli Stati membri.
8. Conclusioni sul tentativo italiano.

Il contributo analizza alcune esperienze di «zone economiche speciali» presenti all’interno dell’Unione Europea, per confrontarle con il recente tentativo di introdurle in Italia quali veicoli per il rilancio dell’economia. Tali zone assumono un ruolo funzionale non solo allo sviluppo dell’economia nazionale, ma anche all’implementazione della politica di coesione territoriale dell’Unione Europea. L’indagine evidenzia che il ruolo dell’Unione negli interventi volti a ridurre le disparità regionali si è nel tempo rafforzato sia tramite le politiche europee di coesione territoriale sia grazie al duplice ruolo assunto dalla Commissione nel monitoraggio dei programmi concordati negli accordi di partenariato e nella vigilanza sugli aiuti di Stato concessi a livello regionale. Dopo un breve inquadramento definitorio e una ricostruzione del percorso che ha reso tali zone un fenomeno globale, si esaminano le esperienze europee maggiormente consolidate dell’Irlanda, del Portogallo, della Lettonia e della Polonia. La seconda parte del contributo analizza, alla luce dell’analisi comparata, la disciplina italiana sulle ZES per svolgere alcune riflessioni sul loro ruolo nel futuro delle politiche di coesione territoriali.


The essay analyses some experiences of ‘special economic zones’ within the European Union, comparing them with their recent introduction in Italy as vehicles to boost the economy. These zones assume a functional role not only for the development of the national economy, but also for the implementation of the EU territorial cohesion policy. The research shows that the role of the EU in reducing regional disparities has been strengthened both through European territorial cohesion policies and thanks to the dual role assumed by the EU Commission in monitoring the implementation of the partnership agreements signed by the States ant the compliance with state aid rules. After a brief outlining on the definition of special economic zones and a reconstruction of the path that has made these areas a global phenomenon, the most consolidated European experiences of Ireland, Portugal, Latvia and Poland are examined. Using the results of the comparative analysis, the second part of the research analyses the Italian discipline on SEZs in order to offer some reflections on their role in the future of territorial cohesion policies.

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