Mauro Anzaldi – Il defence procurement europeo alla luce del nuovo scenario geopolitico

Mauro Anzaldi – Dottore in Giurisprudenza, Università di Palermo – (mauroanza4@gmail.com)

SOMMARIO

1. Premessa.
2. Giustificazione storica della Direttiva 2009/81/CE.
3. La Direttiva 2009/81/CE.
4. L’attuazione della Direttiva 2009/81/CE in Italia.
5. Valutazioni sulla Direttiva 2009/81/CE: un’attuazione lenta, difficile e parziale?
6. Quali prospettive per il futuro?
7. L’impatto del Covid-19 sul finanziamento europeo della difesa e sull’autonomia strategica dell’Ue.
8. Un improvviso cambio di rotta?
9. Il paradosso del 2% del PIL: più spesa e meno integrazione.
10. Quale futuro per l’Italia?
11. Conclusioni.

Difesa e sicurezza rappresentano da sempre due esigenze primarie di ogni comunità e sono tratti distintivi e fondativi di ogni Stato. Decenni di pace e ritrosie degli Stati membri hanno rallentato lo sviluppo di un mercato europeo dei materiali di difesa atto a garantire l’efficienza e la competitività della base industriale e tecnologica della difesa europea. Questo ha, inoltre, inciso negativamente sulla percezione dell’Unione Europea come attore unico nello scenario internazionale e sulla credibilità di una sua autonomia dalla leadership statunitense. Nonostante l’emergere negli ultimi anni di un costante consenso degli Stati membri sulla necessità di una sovranità tecnologica e strategica, si è assistito, in realtà, ad una progressiva riduzione della spesa nel settore della sicurezza e della difesa, accentuata dal disastroso impatto del Covid-19 nelle economie nazionali. La situazione, però, sembra essere improvvisamente cambiata a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina. Considerando la complessità del mercato della difesa nell’Unione, la creazione di un vero e proprio mercato europeo rimane una sfida reale che richiede una più coerente politica industriale in materia di appalti pubblici. Il presente lavoro, oltre a ripercorrere la complessa normativa eurounitaria in materia di defence procurement, intende analizzare la Direttiva n. 2009/81/CE, soffermandosi sui vantaggi derivanti da una sua corretta applicazione e sui punti più critici che ostano al perseguimento degli obiettivi prefissati dalla stessa. La spesa degli Stati membri nel settore della difesa appare in costante crescita ma rimane per la maggior parte ancora gestita su base nazionale, dando vita ad inefficienze e duplicazioni di progetti e costi. Una frammentazione che la guerra in Ucraina potrebbe accentuare invece che risolvere.


Defence and security have always been two primary needs of each community and are distinctive and founding features of each State. Decades of peace and reluctance on the part of the Member States have slowed down the development of a European defence equipment market to ensure the efficiency and competitiveness of the European defence industrial and technological base. This has also had a negative impact on the perception of the European Union as a single player on the international scene and on the credibility of its independence from the US leadership. Despite the emergence in recent years of a constant consensus among Member States on the need for technological and strategic sovereignty, there has in fact been a progressive reduction in spending in the field of security and defence, accentuated by the disastrous impact of Covid-19 in national economies. However, the situation seems to have suddenly changed following the outbreak of the war in Ukraine. Given the complexity of the defence market in the Union, the creation of a genuine European market remains a real challenge that requires a more coherent industrial policy on public procurement. This work, in addition to tracing the complex European legislation on defence procurement, intends to analyze the Directive 2009/81/EC, focusing on the advantages deriving from its correct application and on the most critical points that hinder the pursuit of the objectives set by the same. Member States’ defence spending appears to be constantly growing but remains largely managed on a national basis, resulting in inefficiencies and duplication of projects and costs. A fragmentation that the war in Ukraine could accentuate rather than resolve.

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